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Gli stops in fotografia

sabato, gennaio 14, 2017

Chiunque si affaccia al mondo della fotografia si trova, prima o poi, a fronteggiare il mistero degli STOP. Non esiste discussione e/o articolo in cui non compaia almeno una volta questa parola. Come in molte cose della vita, la pratica è l’unica arma che abbiamo a disposizione per capire questo concetto, in verità molto semplice. 

“In fotografia, uno stop è il raddoppio o il dimezzamento della quantità di luce che raggiunge il nostro sensore quando scattiamo una foto, indipendentemente da come lo otteniamo.”

Sappiamo bene che la quantità di luce catturata quando scattiamo una foto è conosciuta come “esposizione”. Quest’ultima è influenzata da tre variabili: velocità di otturazione, iso ed apertura. Come è noto, queste tre variabili sono misurate utilizzando unità di misura differenti che rendono le tre variabili non direttamente confrontabili. Il concetto di stop serve esattamente a risolvere questo problema: avere un modo semplice ed efficace per confrontare unità di misura differenti.

Visto che ci troviamo a dialogare con unità di misura differenti, vale la pena vedere come il concetto di stop si sposa con ognuna di queste. 


Stops e velocità di otturazione.

La velocità di otturazione misura per quanto tempo il nostro sensore è esposto alla luce della nostra lente durante uno scatto. Più a lungo rimarrà esposto alla luce, maggiore sarà la quantità di quest’ultima che verrà catturata e maggiore sarà l’esposizione totale. Raddoppiando o dimezzando la velocità di otturazione, produciamo un incremento o un decremento di 1 stop di esposizione.




Ad esempio, cambiando la velocità di otturazione da 1/60 ad 1/30 di secondo stiamo raddoppiando la quantità di luce che arriverà al nostro obiettivo; si dice che stiamo incrementando di 1 stop l’esposizione.

Analogamente, cambiando la velocità di otturazione da 1/60 ad 1/125 stiamo dimezzando la quantità di luce che arriverà al nostro obiettivo; si dice che stiamo decrementando di 1 stop l’esposizione totale del nostro scatto.

Sicuramente vi starete chiedendo: E se volessi avere un controllo più fino sull’esposizione? La Fujifilm X-T2 ci permette di incrementare gli stop di velocità di otturazione attraverso due modalità: la prima (più grossolana), permette di salire di uno stop alla volta, attraverso la ghiera in alto a destra. La seconda (di precisione) ci permette di apportare al tempo di esposizione scelto correzioni di ±1/3 di stop. In questo modo avremo l’opportunità di configurare al meglio la scena che stiamo per scattare.



Stops ed ISO

Il parametro ISO descrive quanto risulta sensibile alla luce il nostro sensore. Un sensore più sensibile produrrà la stessa esposizione con meno luce. Questo significa che sarà possibile usare un’apertura più stretta o una velocità di otturazione maggiore nelle stesse condizioni di luce.

Gli ISO sono misurati utilizzando dei valori che corrispondono alla scala ASA per le pellicole. Un numero più grande indica una pellicola più sensibile e viceversa. Così come per la velocità di otturazione, il raddoppio del numero ISO produce un incremento di 1 stop. Viceversa, dimezzare il numero ISO fornisce un decremento di 1 stop nell’esposizione globale della scena.

Ad esempio, spostando la ghiera sinistra in alto da ISO 200 ad ISO 400, raddoppieremo la sensibilità del sensore, producendo un incremento di 1 stop. Muovendoci da ISO 800 ad ISO 400 avremo un decremento di esposizione globale di 1 stop. Maggiore sarà la sensibilità ISO, maggiore saranno gli artifizi (rumore) a cui il nostro sensore sarà esposto. Di conseguenza, una foto scattata ad alti ISO, avrà un rumore maggiore di una scattata a bassi ISO. Fortunatamente il sensore X-Trans™ CMOS III, fornito con la Fujifilm X-T2 risulta molto tollerante al rumore e, personalmente, scatto senza troppi problemi anche a 3200 ISO. Da 6400 ISO, il rumore comincia ad essere evidente, ma i risultati sono comunque ottimi.




Stops e Apertura del diaframma

L’apertura è misurata dalla variabile “f” che descrive il diametro dell’apertura del diaframma del nostro obiettivo. Un valore più piccolo di f corrisponde ad un’apertura più ampia del diaframma e, dunque, una maggiore quantità di luce che investe il nostro sensore. Un numero di f più grande, invece, corrisponde ad un’apertura meno ampia del diaframma con conseguente diminuizione della luce che arriva al sensore.

Purtroppo per quest’ultimo parametro risulta un tantino più complesso calcolare il decremento o l’incremento di stop rispetto al concetto di raddoppio o dimezzamento. Mentre nel caso di ISO e velocità di otturazione, infatti, il concetto corrisponde con il raddoppio o il dimezzamento del valore, nel caso del diaframma è necessario moltiplicare o dividere per 1.41 circa (l’equivalente approssimato della radice di 2).

Ad esempio, spostandoci da f/2.8 ad f2, stiamo incrementando di 1 stop ( 2.8/1.41 ~= 2 ). Allo stesso modo, spostandoci da f/1.4 ad f2 stiamo decrementando di 1 stop (1.4*1.41 ~= 2).

Nella maggior parte degli obiettivi che useremo con la X-T2, questo parametro sarà variabile attraverso la ghiera della lente. Soltanto alcuni modelli di lenti più economici non hanno a disposizione la ghiera di controllo meccanica sulla lente e permettono di usare la ghiera frontale della X-T2 come ghiera di controllo per l’apertura.




Come per le altre due variabili, anche questa ha un impatto sulla scena che ci accingiamo a scattare. Maggiore sarà l’apertura del diaframma, minore sarà la profondità di campo a disposizione. Minore sarà l’apertura del diaframma, maggiore sarà la profondità di campo. Questo significa che per meglio isolare il soggetto nella scena, avremo bisogno di aperture maggiori del diaframma. Viceversa, se vogliamo catturare quanti più dettagli possibili della scena indipendentemente dalla distanza da noi, avremo bisogno di aperture minori del diaframma.


Interazione tra le tre variabili e stops

Chiaramente non avremmo parlato di stop, se si trattava solo di un modo diverso di chiamare cose a cui eravamo già abituati con altri nomi. Gli stops, infatti, risultano essere tra loro intercambiabili. Questo significa che possiamo intervenire su tutti e tre i parametri sopra citati (ISO, Apertura, Velocità di otturazione) per ottenere la stessa esposizione globale della scena.

Supponiamo di essere in un pub e di stare scattando una scena ad 1/60 di secondo, con apertura f1.4 ed ISO 800. Ci accorgiamo che il soggetto risulta muoversi troppo velocemente per la velocità di otturazione scelta. Vorremmo raddoppiarla, per portarla ad 1/125 di secondo, così da tentare di compensare il mosso del nostro soggetto con una minore esposizione del sensore. Tuttavia, così facendo, diminuiremmo di uno stop la totale esposizione della foto. D’altra parte, non possiamo certo intervenire sul diaframma, già alla massima apertura. L’ultimo parametro che ci resta a disposizione è quello degli ISO. Lo porteremo, dunque, ad ISO 1600 per compensare lo stop perso passando da 1/60 ad 1/125 di velocità di otturazione.




Ancora, supponiamo di stare scattando una scena d’architettura ad ISO 800, 1/8000 f/5.6. Ci accorgiamo che il soggetto risulta essere ben esposto alla luce del sole e, dunque, vorremmo diminuire la sensibilità del sensore, portandolo ad ISO 400 per catturare meno rumore e più dettagli. Così facendo stiamo diminuendo l’esposizione totale di 1 stop. Per compensare, potremmo aprire il nostro diaframma di uno stop, portandolo ad f/4. C’è il rischio di perdere dettagli di alcuni elementi della scena che non sono alla stessa distanza da noi. Per la nostra scena è fondamentale che l’apertura del diaframma sia di almeno f/5.6. Resta, allora un’unico parametro da potere alterare per recuperare lo stop perso. Dimezzeremo, dunque, la velocità dell’otturatore, portandolo ad 1/4000. Questo ci fornirà un incremento di 1 stop recuperando, in effetti, l’esposizione globale della scena.






Conclusioni 

L'argomento trattato è molto complesso e sicuramente le mie spiegazioni sono ben lontane dall'essere complete ed esaustive ma, sono sicuro, siano servite quantomeno per scalfire la sommità più alta di questo iceberg. Come regola generale, basterà ricordare che gli STOPs sono una nuova unità di misura universale per dialogare con altrettante unità di misura diverse tra loro. In questo modo avremo un modo unico per riferirci alla corretta esposizione della scena che stiamo valutando. Come riferimento, potrebbe essere utile avere una corrispondenza di tutti i valori con relativi stop di guadagno.
Noterete come nello schema non compaia la variabile ISO. In realtà, su questo ci sarebbe da fare un discorso a parte, perchè i più ortodossi vi racconteranno che la sensibilità ISO non rientra tra le variabili che possono essere gestite dal concetto di STOP. La pratica e le nuove tecnologie di digitale, però, ci permettono di approssimare con assoluta perfezione anche questa variabile al concetto di universalità degli stop. Ritorneremo presto a parlare di STOP ed Esposizione, quando parleremo dei flash. Ma questa, è un'altra storia ed un altro post. Buoni scatti a tutti!

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